L’entroterra cilentano è un’area caratterizzata da una natura ricca e verdeggiante, che si sviluppa sulle modeste alture della fascia preappenninica, e regala alcune delle specialità gastronomiche più apprezzate di tutta la regione. Al contempo, non mancano svariati luoghi di grande interesse storico, artistico e naturalistico, visitabili comodamente anche in auto. Chi organizza il proprio tour può ottimizzare i costi del viaggio facendo rifornimento di GPL presso le stazioni di servizio Energas presenti lungo il tragitto. In questo articolo, vediamo come esplorare l’entroterra cilentano includendo nel proprio itinerario due tappe di grande fascino: le Grotte di Pertosa e la Certosa di Padula.
Grotte di Pertosa
Ipotizzando di partire dall’area metropolitana di Napoli, è necessario anzitutto immettersi sull’autostrada A3 (Napoli-Salerno), in direzione Salerno. Nel caso in cui, invece, il tour abbia inizio dal capoluogo salernitano, bisogna prendere direttamente la A2 (Salerno – Reggio Calabria) verso Battipaglia. Successivamente, percorsi circa 63 km, va imboccata l’uscita per Petina, da cui proseguire lungo la SS19 (la “Statale delle Calabrie”) in direzione Muraglione, la località in cui sorgono le grotte.
Le “Grotte di Petosa-Auletta” si collocano all’interno del massiccio dei Monti Alburni e rappresentano il geosito più importante del Geoparco “Cilento”. Si tratta delle uniche grotte in tutta Italia attraversate da un fiume sotterraneo navigabile (il Negro) e sono le sole, in Europa, in cui sono conservati i resti di antiche palafitte facenti parti di un insediamento umano del II° millennio a.C.. Le grotte sono accessibili prenotando una visita guidata che prevede anche una parte di escursione sul fiume Negro: i visitatori vengono trasportati su una barca a fondo piatto trascinata a mano.
La temperatura all’interno delle grotte si aggira sui 15° per quasi tutto l’anno, e si abbina ad un tasso di umidità particolarmente elevato. Ragion per cui, per non subire lo sbalzo termico rispetto alla superficie, è bene avere con sé scarpe chiuse e indumenti adeguati. A pochi passi dalle Grotte sorge anche il Museo del Suolo, un polo inaugurato nel 2016 in cui è possibile apprezzare la varietà degli elementi che compongono il sottosuolo locale.
Certosa di Padula
Terminata la visita alle Grotte di Pertosa, proseguendo sulla SS19 verso sud si raggiunge Polla; da qui, è possibile immettersi nuovamente sull’autostrada A2 in direzione Reggio Calabria. Dopo 16 km circa, è sufficiente svoltare verso l’uscita “Buonabitacolo-Padula” e seguire le indicazioni per Viale Certosa per raggiungere il complesso monastico e museale.
Costruita per volere di Tommaso II° di Sanseverino a partire dal 1306, la Certosa di San Lorenzo è stata completata oltre quattro secoli più tardi, nel 1779. Il sito rappresenta il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale e, dal 1998, è riconosciuto quale Patrimonio Mondiale dell’UNESCO (assieme al Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano e i siti archeologici di Paestum e Velia). In origine, la Certosa venne costruita sui terreni di proprietà dello stesso Tommaso di Sanseverino, un nobile vicino agli angioini; dopo la “congiura dei Baroni”, ai principi del casato furono espropriati numerosi beni e immobili in tutto il Regno, inclusa la Certosa, che venne ceduta ai monaci certosini di Padula. A partire dal Cinquecento, il complesso divenne così la meta prediletta di numerosi pellegrinaggi; tra il Seicento e il Settecento, fu poi oggetto di ampi lavori di rifacimento in stile barocco, che hanno conferito all’intera struttura l’aspetto che conserva tutt’oggi.
Dell’originario edificio trecentesco è rimasto ben poco; uno degli elementi sopravvissuti è la monumentale porta d’ingresso (risalente al 1374) della Chiesa, splendido esempio di barocco napoletano.
La Certosa si sviluppa principalmente attorno al Chiostro Grande (il maggiore dei chiostri presenti nel sito), circondato su tre lati dagli alloggi dei certosini e da altri corpi di fabbrica; l’ordine dei monaci certosini è stato soppresso definitivamente nel 1957: da allora, gli ambienti del complesso sono aperti alle visite; alcune sale nel “Quarto del Priore” ospitano varie esposizioni del Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale.